Wir dokumentieren den ersten Teil der italienischen Übersetzung des Dokuments Über die Haltung der Antiimperialisten zur PKK, die wir hier gefunden haben. Wir werden auch alle weiteren Teile und künftige weitere Übersetzungen des Dokuments hier dokumentieren.

Sulla posizione degli antimperialisti sul PKK

Da tre anni a questa parte le strutture affiliate al Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) nella Siria settentrionale e Kurdistan occidentale hanno sviluppato un’entità sociale che gode dell’attenzione generale del movimento rivoluzionario del mio paese, quanto meno in seguito alla battaglia per Ain al-Arab (Kobanê), a fine 2014, e alla morte di alcuni rivoluzionari provenienti dalle larghe e profonde masse della RFT, come Ivana Hoffman. Anche a livello mondiale questa battaglia ha ottenuto un grande riscontro. Molti giovani, principalmente progressisti hanno lasciano il loro paese pronti a dare la vita in questa battaglia e tanti lo
hanno fatto. Preferiscono combattere armi in pugno invece che una vita comoda e sicura.
Le varie tendenze ideologiche hanno posizioni diverse sugli sviluppi in Asia occidentale e in particolare in Siria settentrionale. Sono stati pubblicati numerosi articoli e documenti ma, purtroppo, il dibattito tra i diversi approcci a questi eventi è ristretto. Alcuni autori sembrano accontentarsi di confermarsi nei loro punti di vista, senza dare lo spazio necessario agli argomenti di chi dissente e alle critice.
Credo che la questione lo meriti e intendo trattarla dal punto di vista del maoismo. Il mio scopo è contribuire a un livello superiore di chiarezza all'interno del movimento rivoluzionario. Il quadro da cui mi muovo è la caratterizzazione del PKK e delle organizzazioni a esso affiliate, il loro atteggiamento verso l'imperialismo, in particolare l'imperialismo USA, il loro rapporto con lo Stato turco e, allo stesso tempo, la situazione internazionale e il suo contesto storico e le questioni di visione del mondo, posizione e metodo del proletariato internazionale sull’argomento. Il compagno Kader Yildirim in ottobre ha pubblicato sul sito internet di Lower Class Magazine su documento molto ampio, “Antimperialismo borghese e comunismo borghese come blocco di rivoluzione. Sul dibattito su Rojava”1, che espone quasi esaustivamente la “posizione Pro-PKK”. Dato che il compagno Yildirim si è assunto il ruolo di difensore d’ufficio del PKK contro le diverse critiche2, mi sento libera di agire da accusa. Che il lettore attento pronunci la sua sentenza.
Prima di tutto, tratterò la critica al PKK e a Abdullah Öcalan proveniente da ambienti del "Partito Comunista Tedesco" e recentemente pubblicata sulla piattaforma internet “Antiimperialista”. In proposito, vanno respinte con decisione le posizioni di tutti i partiti e organizzazioni revisioniste che si mascherano da comuniste, marxiste, anti-imperialiste o in qualsiasi altro modo, dato che dalle loro affermazioni emerge chiaramente il loro legame o subordinazione a questa o quella superpotenza o potenza imperialista, in particolare l'imperialismo russo (in continuità alla subordinazione al socialimperialismo). “Non avrò mai nulla in comune col nemico di classe”, scriveva Bertolt Brecht3, e questo è il giusto atteggiamento da tenere verso questi soggetti, i cui sforzi hanno fondamentalmente lo scopo di perpetuare la loro esistenza.
Se il compagno Yildirim, per sviluppare la sua linea, usa critiche come quelle di Hans Christoph Stoodt è perché articoli come “Crepe nella piramide imperialista”4 sono un tentativo non particolarmente riuscito di formulare una critica giusta. La causa per cui non sono particolarmente efficaci sta nella gran confusione che, convergendo col revisionismo del KKE5, Stoodt fa a proposito del sistema imperialista mondiale e sulla contraddizione principale a livello mondiale, che secondo Stoodt è la contraddizione inter-imperialista. Così i contrasti tra i diversi imperialismi diventano il motore dello sviluppo, il che porta ad una inazione del movimento rivoluzionario, in chiara analogia col revisionismo della PCR USA, quando ancora non si era allontanato apertamente dal marxismo con la cosiddetta “Nuova Sintesi”. Stoodt, inoltre, ignora le critiche sorte all'interno del movimento rivoluzionario tedesco, ad es. quella dei compagni della rivista "Klassenstandpunkt", e restringe la sua critica alle attuali alleanze in Siria settentrionale, tralasciando questioni fondamentali quali il carattere di classe del PKK, ecc.
Ma veniamo al punto. Le definizioni non sono insignificanti, se vogliamo intenderci sul loro contenuto. Le parole vuote non aiutano e non fanno che allontanare la discussione dal suo scopo, è perciò utile iniziare dal determinare oggettivamente che tipo di processo rappresentano le attività del PKK e delle organizzazioni ad esso affiliate. Yildirim le definisce con le parole come processo rivoluzionario contraddittorio, rivoluzione, approccio rivoluzionario del consiglio democratico, progetto rivoluzionario e progetto di rivoluzione6, che non aiutano molto né me né forse la maggior parte di noi a comprenderne il significato, salvo realizzare che evidentemente manca una sufficiente chiarezza di termini. In Yildirim si possono ritrovare solo due effettive definizioni:
“Una rivoluzione democratica nei rispettivi paesi in cui la “questione curda” era attuale, [...] conteneva elementi sia borghesi, sia socialisti.”7
e
“Rivoluzione democratica, che include una liberazione nazionale ed è munita di elementi socialisti.”8
Lasciamo da parte l’incoerenza su “nei rispettivi paesi”/“liberazione nazionale” e cerchiamo di chiarire la definizione centrale: “rivoluzione democratica”. Yildirim sbaglia, quanto meno da un punto di vista marxista, quando scrive: “I compiti della rivoluzione democratico-borghese sono tutte cose che sono più o meno consuete nei centri dell'imperialismo: il raggiungimento, in un contesto borghese, delle più ampie libertà politiche, il diritto di esistere per ogni identità religiosa, etnica, nazionale etc., un minimo pari opportunità di genere, democratizzazione delle strutture dello Stato ecc.”9
Questa è invece la concezione marxista dei compiti della rivoluzione democratica:
“1°: Distruggere dominio imperialista, nel nostro caso principalmente dell'imperialismo yankee, impedire l'azione dell'altra superpotenza, il social-imperialismo russo, e delle altre potenze imperialiste.
2 °: Distruggere il capitalismo burocratico, confiscando il grande capitale, statale e non statale.
3 °: Distruggere la proprietà feudale delle terre, confiscando le proprietà di società e privati, distribuzione individuale della terra con la parola d’ordine "la terra a chi la lavora", in primo luogo e principalmente ai contadini poveri.
4 °: Sostenere il medio capitale, cui è permesso agire in determinate condizioni ”10
A questo punto è necessario, per lo meno brevemente, obiettare che le affermazioni di Yildirim si possono interpretare come un’idealizzazione della democrazia borghese, forma di dittatura della borghesia. È opportuno ricordare anche che tra “le cose che sono più o meno consuete nei centri dell'imperialismo” è compreso, tra l’altro, l'assassinio di africani per il colore della loro pelle per mano di apparati dello Stato, come nel caso di Oury Jalloh, che sotto l’imperialismo le “pari opportunità di genere” non sono che disprezzo dell’emancipazione delle donne, e che il “diritto di vivere per ogni qualsiasi identità religiosa” è stato continuamente attaccato, in particolare negli ultimi anni contro i musulmani.
Si dovrebbe poi discutere quali forze sono coinvolte in questa rivoluzione, per determinarne il carattere. Ciò è reso più difficile dal fatto che, come spiega Yildirim, Abdullah Öcalan, e di conseguenza il PKK e le organizzazioni ad esso affiliate “rinunciano esplicitamente all’antagonismo di classe”. Nel suo documento Yildirim rinuncia anche all'analisi del carattere di classe e della direzione di classe di tali organizzazioni. Secondo Yildirim, il PKK e quelli ad esso vicini collaborano “nel NCC con altri partiti, per lo più socialisti, nasseriani e apertamente pro-Assad”, con le diverse forze “all'interno delle Forze Democratiche della Siria (SDF)” e, in Iraq, ci sono sia “alleanze più strategiche con il movimento Goran e il PUK di Talabani” sia un Consiglio “in cui le forze del Pkk e quelle Barzani si equivalgono”11. Dunque, le forze con cui il PKK e le organizzazioni ad esso affiliate collaborano sono, in Siria, i rappresentanti dello stato capitalista burocratico e dei latifondisti e burattini dell'imperialismo russo (i partiti pro-Assad); in Iraq, ancora i rappresentanti rappresentanti dello stato capitalista burocratico e dei latifondisti e collaborazionisti degli occupanti americani (Talabani) e il “capitalismo dinastico” del clan Barzani che, parole di Yildirim, nel nord dell'Iraq sviluppa un “capitalismo monopolistico”. Già questo non sembra una buona cosa, ma lasciamo da parte per un momento il documento di Yildirim e consideriamo come questo processo viene definito, prendiamo la Costituzione di Rojava. “Fonte del potere è la popolazione, il potere appartiene alla popolazione.” E “La fonte dei consigli democraticamente costituiti e degli organi esecutivi è la popolazione. Non è tollerato che questi siano monopolizzati da uno strato/classe”12. Il problema è che in questo modo invece che marxismo si adotta il corporativismo. Si negano la lotta di classe e il suo necessario sviluppo verso la dittatura del proletariato13 e, nel nome di democrazia, giustizia e libertà (logoro mito della borghesia rivoluzionaria dei secoli passati) si applica un principio fascista14.
La Costituzione disciplina anche la base materiale, le forme di proprietà e sfruttamento: “Il diritto di proprietà e la proprietà privata sono tutelati. A nessuno sarà negato l’uso della sua proprietà. Nessuno sarà espropriato. Se ciò fosse necessario, per l’interesse pubblico, il proprietario sarà risarcito”15. Dunque, è garantita la base economica della dittatura borghese.
“Tutte le risorse minerarie e naturali appartengono a all’intera società.” E “Nelle amministrazioni autonome-democratiche tutti i beni immobili appartengono alla popolazione. Il loro uso e distribuzione sono stabilite dalle leggi.”16 - Presi separatamente, sembrano buoni punti ma, per le limitazioni imposte dalle altre parti della Costituzione già menzionate, risultano meno efficaci: se dovessero esserci degli “espropri”, saranno risarciti. Gli ex proprietari mantengono il loro status, solo mutano le circostanze. Questo mi ricorda la “Commissione Congiunta Sino-Americana sulla Ricostruzione Rurale", che ha realizzò la cosiddetta “riforma agraria” nella Taiwan occupata dal Kuomintang.
Quel che è chiaro, e che né il PKK e le organizzazioni ad esso affiliate né i loro sostenitori negano, è che non è il proletariato la forza dirigente, né nel partito né nello Stato, né nell’ideologia. La domanda allora è: ci può essere una rivoluzione democratica borghese (oggi di nuova democrazia) sotto la direzione della borghesia invece che sotto la direzione del proletariato guidato dal suo partito comunista? La risposta è no, oggi non più. Invece, il PKK e le organizzazioni ad esso affiliate lo affermano ripetutamente. Altrettanto fa Yildirim.
Con in più un’aggravante, che non deve passare sotto silenzio. La “rivoluzione democratica” di Öcalan, del PKK e delle organizzazioni vicine ad esso “si riferiscono positivamente al Progetto di Grande Medio Oriente”17 degli americani. Yildirim ritiene che tali posizioni in seno al PKK siano cosa del passato “non ulteriormente sviluppate”18.
Lungi dall’avere conoscenza completa di tutti i documenti del PKK e Öcalan, specie di quelli non tradotti, credi sia comunque facile capire il quadro segnato da quanto appena citato e che occorre che i compagni che simpatizzano con il PKK li considerino attentamente. In un documento recente -.....

fine prima parte

note
1Titolo originale: “Bürgerlicher Antiimperialismus und bürgerlicher Kommunismus als Revolutionsblockade. ZurRojava -Debatte”
2I diversi articoli che formulano critiche al PKK e alle organizzazioni ad esso affiliate hanno le rispettive peculiarità, in definitiva le critiche sono fondamentalmente giuste. La nostra si basa in particolare per l'articolo "Unruhestifter" dei compagni della rivista "Klassenstandpunkt", pubblicato due anni fa, che ha tracciato una netta linea guida
3Dalla canzone “Das Lied vom Klassenfeind”, traduzione nostra
4Titolo originale “Krach in der imperialistischen Pyramide”
5Cfr. Aleka Papariga: “Über den Imperialismus und die imperialistische Pyramide”
6Kader Yildirim: “Bürgerlicher Antiimperialismus und bürgerlicher Kommunismus als Revolutionsblockade. Zur Rojava-Debatte”, lowerclassmag.com; ottobre 2016
7ibidem
8ibidem
9ibidem
10“La Rivoluzione Democratica”, Partito Comunista del Perù
11Yildirim: “Bürgerlicher Antiimperialismus und bürgerlicher Kommunismus als Revolutionsblockade. Zur Rojava-Debatte”; traduzione nostra
12“Gesellschaftsvertrag für Rojava”, paragrafi 2 A e B; citati in Civaka Azad Infoblätter; marzo 2014; traduzione nostra
13Secondo Karl Marx
14Cfr. Mussolini, “Lo Stato corporativo”
15“Gesellschaftsvertrag für Rojava“, paragrafo 41; citato in Civaka Azad Infoblätter; marzo 2014; traduzione nostra
16“Gesellschaftsvertrag für Rojava“, paragrafi 39 e 40; citato in Civaka Azad Infoblätter; marzo 2014; traduzione nostra
17Yildirim, “Bürgerlicher Antiimperialismus und bürgerlicher Kommunismus als Revolutionsblockade. Zur Rojava-Debatte“; traduzione nostra

18ibidem